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piazza Lagrange e piazza Carlo Felice

piazza Lagrange

11 marzo 1972. Una foto, riportata su «Azione nonviolenta», immortala due giovani sotto il monumento del matematico Joseph Louis Lagrange: uno, ripreso frontalmente, ha in mano un microfono, l’altro, di profilo, sta bruciando un foglietto. Si tratta di Roberto Cicciomessere, obiettore e membro della direzione nazionale del Partito radicale. Il medesimo fuoco che brucia la cartolina precetto, ispirato alle proteste dei disertori americani contro la guerra nel Vietnam, è acceso da altri due giovani, il bolognese Valerio Minnella e il torinese Gianni Rosa. Avrebbe dovuto essere con loro anche Alerino Peila, ma era già stato arrestato prima che il corteo partisse da piazza Carlo Alberto. Tutti e quattro avevano redatto e sottoscritto una dichiarazione collettiva di obiezione di coscienza insieme ad altri cinque giovani. E tutti avevano ricevuto un mandato di cattura per mancanza alla chiamata. Dopo aver tenuto, da latitanti, un intenso ciclo di incontri in diverse città d’Italia, avevano deciso di far coincidere il momento dell’arresto con una sorta di liturgia pubblica. Per Torino era stato scelto lo scenario di piazza Lagrange. Altri si sarebbero consegnati a Padova, a maggio.
La manifestazione raccoglie diverse sigle dell’associazionismo piemontese. Partecipano anche alcuni studenti di teologia del seminario di Rivoli, «accompagnati da ragazze», annota maliziosamente il prefetto per screditarli. Marco Pannella apre il comizio, poi i tre obiettori espongono pubblicamente le loro motivazioni, esortando gli astanti a opporsi all’istituzione militare. Dopo aver bruciato le cartoline precetto si rivolgono ai carabinieri per essere arrestati. Di fronte alla loro ritrosia a procedere pubblicamente, gli obiettori si dirigono verso la vicina caserma Podgora per costituirsi, accompagnati da un nuovo corteo.
Anche l’attigua piazza Carlo Felice ha una sua storia legata all’obiezione di coscienza. Dobbiamo tornare indietro di qualche mese, al 22 settembre 1971: quattro militanti nonviolenti cominciano un digiuno, sotto una tenda. Chiedono che la controversa legge che riconosce l’obiezione di coscienza, approvata al Senato, venga modificata alla Camera. Sarebbero andati avanti per una settimana, nonostante fin dalla mattina la polizia avesse sequestrato striscioni, cartelli, opuscoli e tradotto in caserma alcuni giovani che opponevano una resistenza passiva. La repressione finisce però per incoraggiare la partecipazione e la tenda diventa un luogo di ritrovo: attorno a essa sorgono capannelli di persone, tabelloni fotografici, nuovi cartelli. Nonostante fosse stata autorizzata fino alla sera del 29 settembre, la manifestazione viene chiusa già alla mattina da una seconda operazione di polizia, intervenuta per distruggere il nuovo materiale.

Young American men burnt their draft cards in order to symbolize their opposition to US involvement in the Vietnam War. But they were not alone: on March 11, 1972, the “Azione nonviolenta” newspaper showed a picture of two objectors beside the monument of the mathematician Joseph Louis Lagrange. One of them was holding a microphone, the other one – Roberto Cicciomessere, one of the leaders of the Italian Radical Party – was burning his draft card. Valerio Minnella from Bologna, and Gianni Rosa from Turin, were with them, while Alerino Peila had already been arrested before the demonstration left Piazza Carlo Alberto. Together with five other young men, they had all written and signed a collective declaration of conscientious objection. As a result, they received a subpoena to appear in a military court. So, officially, they became fugitives until they decided, after an intense series of meetings in different Italian cities, to turn the moment of arrest into a sort of public liturgy.
Before an audience of many Piedmontese associations, and some theology students from the seminary of Rivoli – “they came with girls” maliciously notes the prefect to discredit them – Marco Pannella, a leader of the Radical Party, took the stage. Then the four objectors explained their reasons for refusing to enlist and asked the carabinieri to arrest them, but the latter did not want to proceed in public: everyone went along with the four objectors to the nearby Podgora barracks. More young men were arrested in Padua two months later.
Another scenario of the same kind took place in Piazza Carlo Felice: four objectors pitched their tent in the square and began a hunger strike. It was September 22, 1971. They wanted the controversial law on conscientious objection, already approved by the Senate, to be amended. The police appeared straight away and, besides seizing banners, placards and brochures, took some young people to the barracks. These acts of repression, however, had the effect of encouraging more people to join the protest. So the tent became a meeting place: new people, new posters and photographic boards appeared. Although the demonstrators had been given official permission to stage their protest up until the evening of September 29, during the morning of that day a second police operation had already been launched in order to confiscate all the new material.

Intervista

Piercarlo Racca – obiettore di coscienza nel 1969, attivista del Movimento Nonviolento, tra i fondatori del Centro Studi Sereno Regis

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