SANTUARIO DELLA CONSOLATA

Piazza della Consolata

Il 12 febbraio 1965, sul quotidiano fiorentino «La Nazione» compare un comunicato stampa a firma dei cappellani in congedo della Regione Toscana. Dopo aver omaggiato tutti i caduti d’Italia, apostrofano l’obiezione di coscienza come «un insulto alla Patria», estranea al «comandamento cristiano dell’amore», «espressione di viltà». Alcuni giorni dopo don Lorenzo Milani, assieme ai suoi ragazzi della scuola di Barbiana, risponde con una lettera che sarebbe diventata celebre: «Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliori di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruenti: lo sciopero e il voto.»
Per questo scritto don Milani sarebbe stato processato, assolto in primo grado e condannato in appello, assieme al direttore di «Rinascita» che aveva diffuso la lettera.
Ma cosa c’entra questo episodio nato in quella piccola (grande) scuola, sorta sulle colline del Mugello, con il magnifico tempio barocco del santuario della Consolata? La lettera ai cappellani di don Milani avrebbe lasciato una lunga contesa nel mondo cattolico sulla compatibilità tra il messaggio evangelico e il ministero dei cappellani militari, sul loro inserimento nella gerarchia dell’esercito, sulla presenza delle armi nella celebrazione eucaristica. Uno degli episodi di questo confronto avviene proprio qui, sul sagrato della Consolata.
Il 23 ottobre del 1971 i cappellani militari del Piemonte si riuniscono all’interno del santuario. A presiedere l’incontro è il nuovo ordinario militare, monsignor Schierano. All’esterno si raccolgono invece giovani antimilitaristi, studenti del seminario di Rivoli, persino alcuni sacerdoti che contestano la presenza della Chiesa negli eserciti. Si innalzano cartelli e si scandiscono slogan contro la guerra. Alcuni tentano di entrare durante la celebrazione eucaristica, ma vengono fermati dalla forza pubblica. Un giovane sarà arrestato per oltraggio. Al termine della messa monsignor Schierano riceve una delegazione di pacifisti, guidata da un sacerdote. Non sappiamo cosa si siano detti. Il rapporto della questura di cui disponiamo garantisce solo che i manifestanti si allontanano alla spicciolata, senza incidenti.

On February 12, 1965, the Florentine newspaper “La Nazione” reported the views of the Chaplains of the Tuscan Armed Forces: conscientious objection is “an insult to the Country”, it violates the Christian “commandment of love”, and it is an “expression of cowardice”.
A few days later Don Lorenzo Milani, a well-known priest and educator, together with the Barbiana School, published a letter that would become famous: “If you have the right to split the world into Italians and foreigners then I shall tell you that I have no Fatherland, as you understand it, and I claim the right to split the world into the under-privileged and oppressed on the one hand and the privileged and oppressors on the other. The former are my Fatherland, the latter are foreigners to me. And if you have the right to teach, without being called to order by the Curia, that Italians and foreigners can legitimately, even heroically, butcher each other, then I claim the right to say that the poor, too, can and ought to fight against the rich. At least in their choice of means they are better than you. The arms you approve are horrible instruments for killing, mutilating, destroying, creating orphans and widows. The only arms I approve of are noble and do not cause bloodshed: the strike and the vote”.
Don Milani’s letter was condemned: later he was tried together with the director of the weekly“Rinascita”, who had published the letter, acquitted in the first instance, then sentenced. Anyway, this letter let all hell loose: it argued that the idea of a just war should be understood within a theological framework and the relationship between the mission of chaplaincy and that of the military should be recast.
This debate took place in the Sanctuary of the Consolata as well. On October 23, 1971, all the military chaplains of Piedmont met here in Turin. While Monsignor Schierano was celebrating the Mass, anti-militarists, students of the Rivoli Seminary, and even some priests with anti-war slogans gathered outside. Some of them tried to enter the Church during the Mass, but they were stopped by the police. A young man was arrested! Then Monsignor Schierano conferred with a delegation of pacifists led by a priest. We will never know what they said to each other.

Intervista

Luigi Bettazzi – vescovo emerito di Ivrea, presidente di Pax Christi dal 1968 al 1985

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