PIAZZA CASTELLO

È il 4 Novembre 1971 e, come da tradizione, nello scenario compreso tra Palazzo Reale e Palazzo Madama, si celebrano le Forze Armate e la vittoria della prima guerra mondiale. Un piccolo gruppo di pacifisti raggiunge piazza Castello. Intende contestare il ruolo dell’esercito, chiedere il riconoscimento dell’obiezione di coscienza e proporre un’altra memoria, rispetto a una festa che esalta, come si legge in un volantino, «il massacro di milioni di persone, immolate al nazionalismo». Quando risuona l’inno italiano comincia la distribuzione del materiale antimilitarista. Dalla folla si levano grida ostili. «Viva gli obiettori di coscienza», rispondono i pacifisti. Alcuni neofascisti, mischiati tra gli ex combattenti, li aggrediscono con violenza. Le forze dell’ordine intervengono. Non fermano però l’aggressione, ma anch’esse si volgono contro i pacifisti. A Nanni Salio, che fotografa le scene di violenza con in braccio la figlioletta di due anni, la macchina viene strappata con veemenza: è portato via assieme ad altri tre, tutti membri del Corpo europeo della pace.
Il giorno successivo, il quotidiano «La Stampa» riferisce che addosso a uno di loro, Giuseppe Marasso, è stata trovata una mazza ferrata. Si tratta in realtà di un falso, fatto circolare dai carabinieri. Già durante la manifestazione avevano cercato di affibbiare un manganello a uno dei dimostranti, per sconfessare la natura pacifica della manifestazione. Persino la polizia smentisce il fatto. Marasso denuncia gli ufficiali dei carabinieri che avevano sottoscritto il verbale, ma il tentativo del sostituto procuratore di procedere per falso contro di loro viene fermato dal procuratore capo, che gli sottrae l’inchiesta. A finire alla sbarra sono solo i pacifisti. Cadono i capi di accusa più gravi, come adunata sediziosa, resistenza, lesioni, ma rimangono il vilipendio delle Forze Armate e della bandiera e l’istigazione dei militari a disobbedire alla legge. Sono complessivamente sei gli antimilitaristi denunciati. Nella successiva istruttoria la denuncia per la manifestazione del 4 novembre è accorpata a quella per altre iniziative precedenti e il numero degli accusati lievita fino a nove. A seguire la loro causa ci sono avvocati di primo piano della città di Torino, che hanno legato il proprio nome alla battaglia per i diritti: Giampaolo Zancan, Bianca Guidetti Serra, Maria Magnani Noya. Il giudizio arriverà solo nel 1975: due assoluzioni e sette condanne, a pochi mesi, con la condizionale. Si tratta comunque di una sentenza grave. Due anni dopo, in appello, verrà però ribaltata: tutti saranno infatti assolti.

In Italy, November the 4th is National Unity and Armed Forces Day. In 1971, in a demonstration held in the square between Palazzo Reale and Palazzo Madama, a small group of pacifists questioned the role of the Army and argued for the recognition of conscientious objection. They no longer wanted to celebrate, as stated in a flyer, “the massacre of millions of people, sacrificed to the cause of nationalism”. During the singing of the national anthem, the pacifists began distributing anti-militarist material and shouting “Long live the conscientious objectors”. The neo-fascists in the crowd launched a violent attack on the demonstrators. The police made things worse: they took away three members of the European Peace Corps and the photographer Nanni Salio, who was there with his two-year-old daughter. The next day “La Stampa” newspaper accused the pacifist Giuseppe Marasso of violent behaviour and wielding a club. It wasn’t true, so Marasso denounced the Carabinieri who had signed the report. Anyway, the only people who went to jail were the pacifists, nine in all, and the Armed Forces advanced criminal contempt proceedings against them, and accused them of inciting military officers to break the law. The pacifists were defended by the best lawyers in Turin: Giampaolo Zancan, Bianca Guidetti Serra, Maria Magnani Noya. They decided to support the battle for the right to conscientious objection. The trial was finally held in 1975, four years later: two of the accused were acquitted and seven sentenced to a few months imprisonment with a suspended sentence. But the appeal two years later ended with a verdict of not guilty for everyone.

Intervista

Giuseppe Marasso – insegnante e agricoltore, pacifista, fondatore del Corpo Europeo della Pace

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