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Galleria Civica d’Arte Moderna Contemporanea – GAM

via Magenta, 31

Nel 1961 alla Mostra cinematografica di Venezia viene presentato un film che avrebbe lasciato una lunga scia di discussioni, «Non uccidere» di Claude Autant Lara. La trama è semplice e racconta un fatto realmente avvenuto. Nell’immediato dopoguerra, lo stesso giorno, un tribunale francese aveva condannato un obiettore di coscienza e assolto un seminarista tedesco, che durante la guerra aveva obbedito all’ordine di giustiziare un partigiano. A novembre, la distribuzione del film, già vietata in Francia, incontra la stessa sorte in Italia. La commissione di revisione cinematografica riscontra una «forma indiretta di istigazione» a commettere reato. Attorno alla censura del film sorge un acceso dibattito, che coinvolge sia il tema dell’obiezione di coscienza, sia quello della libertà di espressione.
Il sindaco di Firenze Giorgio La Pira, disobbedendo al divieto, organizza una proiezione a invito. Per questo motivo è denunciato, processato e infine assolto. «Non uccidere» diventa così un simbolo nel dibattito parlamentare che accompagna la revisione della legge sulla censura: si tratta di uno degli atti più importanti approvati dal Parlamento nella breve stagione riformista che prelude al centro-sinistra, ovvero all’alleanza organica tra Democrazia Cristiana e Partito Socialista.
Ma cosa c’entra la Galleria civica d’arte moderna e contemporanea con questa storia? Semplicemente, le iniziative di protesta che avevano accompagnato la censura di «Non uccidere» giungono anche a Torino. Il 4 dicembre 1961 viene organizzata una serata in difesa del film proprio in questo edificio, inaugurato due anni prima per ospitare le collezioni, sul luogo del precedente padiglione andato distrutto durante la guerra. Intervengono Gianni Rondolino, Bianca Guidetti Serra e Norberto Bobbio. Essendo vietata la proiezione, una compagnia di attori legge alcuni dialoghi del film. Di quell’evento ci rimangono pochissimi documenti, ma uno di importanza capitale: il discorso di Bobbio, che oggi possiamo leggere nella sua raccolta di saggi «Il terzo assente». Nell’era atomica le armi hanno raggiunto una potenza tale da annientare la vita sulla Terra. «Se interroghiamo la nostra coscienza, non possiamo più rifiutarci di riconoscere che oggi […] siamo, almeno in potenza, tutti quanti obiettori» dichiara il filosofo, alla fine di una disamina serrata.

“Thou Shalt Not Kill” by Claude Autant Lara, shown at the 1961 Venice Film Festival, caused a stir and roused public interest in the issue of conscientious objection and freedom of expression. Based on a true story, the plot was very simple: at the end of World War II, a French conscientious objector was arrested for refusing to fight, whereas a German priest was acquitted for the murder of a resistance fighter. The film was banned both in France and Italy because it was supposed to contain an “indirect form of instigation” to commit a crime.
Despite the censure, the mayor of Florence, Giorgio La Pira, organized a private screening. As a consequence, he was denounced, tried and finally acquitted. “Thou shalt not kill” became a symbol for the revision of the censorship law: it was one of the most important acts approved by the Italian Parliament under a Christian Democrat and Socialist government.
But what does the Gallery of Modern and Contemporary Art have to do with this story? Thanks to the censorship of “Thou Shalt Not Kill”, there were protests in Turin, too. As the film showing was prohibited, on December 4, 1961, this 2-years old building hosted a theatre company to read dialogues from the film and there was a debate in which intellectuals took part. Among these was Norberto Bobbio who said that in the Atomic Age, weapons have reached such power that they could destroy life on Earth. So, “If we listen to our conscience, today, we can no longer refuse to recognize that, at least potentially, we are all objectors” (“Il terzo assente”).

Intervista

Pietro Polito – direttore del Centro Studi Pietro Gobetti di Torino, obiettore in servizio civile presso la sezione torinese del Mir

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